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mercoledì 8 ottobre 2025

Suburbio (Chico Buarque de Hollanda)

 Lá não tem brisa

Não tem verde-azuis
Não tem frescura nem atrevimento
Lá não figura no mapa
No avesso da montanha, é labirinto
É contra-senha, é cara a tapa
Fala, Penha
Fala, Irajá
Fala, Olaria
Fala, Acari, Vigário Geral
Fala, Piedade
Casas sem cor
Ruas de pó, cidade
Que não se pinta
Que é sem vaidade

Vai, faz ouvir os acordes do choro-canção
Traz as cabrochas e a roda de samba
Dança teu funk, o rock, forró, pagode, reggae
Teu hip-hop
Fala na língua do rap
Desbanca a outra
A tal que abusa
De ser tão maravilhosa

Lá não tem moças douradas
Expostas, andam nus
Pelas quebradas teus exus
Não tem turistas
Não sai foto nas revistas
Lá tem Jesus
E está de costas
Fala, Maré
Fala, Madureira
Fala, Pavuna
Fala, Inhaúma
Cordovil, Pilares
Espalha a tua voz
Nos arredores
Carrega a tua cruz
E os teus tambores

Vai, faz ouvir os acordes do choro-canção
Traz as cabrochas e a roda de samba
Dança teu funk, o rock, forró, pagode, reggae
Teu hip-hop
Fala na língua do rap
Fala no pé
Dá uma idéia
Naquela que te sombreia

Lá não tem claro-escuro
A luz é dura
A chapa é quente
Que futuro tem
Aquela gente toda
Perdido em ti
Eu ando em roda
É pau, é pedra
É fim de linha
É lenha, é fogo, é foda

Fala, Penha
Fala, Irajá
Fala, Encantado, Bangu
Fala, Realengo...

Fala, Maré
Fala, Madureira
Fala, Meriti, Nova Iguaçu
Fala, Paciência...





"Non c'è brezza lì.

Non ci sta il verde-azzurro.

Non c'è freschezza nè audacia.

Quel posto non è sulla mappa.

Dall'altro lato della montagna, è un labirinto.

È una password, è uno schiaffo in faccia.

Parla,         Penha
Parla,         Irajá
Parla,         Olaria
Parla,         Acari,         Vigário       Geral
Parla,         Piedade

Case incolori

Strade polverose,

 città che non è dipinta.

Che è senza vanità

Vai, fai sentire gli accordi dello choro-canzone.

Porta le mulatte e la roda di samba

Balla il tuo funk, rock, forró, pagode, reggae.

Il tuo hip-hop

Parla la lingua del rap

Sovrasta l'altra.

Quella che abusa

Dell’ essere tanto meravigliosa.

Non ci sono ragazze dorate lì.

Esposte, camminano nude

per i bassifondi i tuoi spiriti guida.

Non ci sono turisti.

Nessuna foto sulle riviste.

C'è Gesù

E       lui     è       girato        di      spalle

Parla,         Maré
Parla,         Madureira
Parla,         Pavuna
Parla,         Inhaúma
Cordovil,     Pilares

Spargi la tua voce

Nei dintorni

Porta la tua croce

E i tuoi tamburi

Vai, fai sentire gli accordi dell0 choro

Porta le mulatte e la roda di samba

Balla il tuo funk, rock, forró, pagode

Il tuo hip-hop

Parla nella lingua del rap

Parla con i tuoi piedi

Da’ un'idea

a quella che ti oscura.

Non c'è luce né oscurità lì

La luce è dura

Il piatto è caldo

Che futuro hanno

Tutte quelle persone

Perse in te

Io cammino in cerchio.

È un bastone, è una pietra

È la fine della linea

È legna è fuoco è fantastico.

Parla, Penha
Parla, Irajá
Parla, Encantado, Bangu
Parla, Realengo...

Parla, Maré
Parla, Madureira
Parla, Meriti, Nova Iguaçu
Parla, Paciência …”

 


martedì 28 gennaio 2025

Il momento rituale nella musica

Nella storia mondiale dei concerti, di qualsiasi genere, risuona come motivo ricorrente il loro valore rituale. Ce ne sono vari esempi: nella musica classica viene tradizionalmente eseguita, alla fine di ogni concerto del Capodanno viennese, la Marcia di Radetsky, composta da Johann Strauss padre. Il rituale prevede in tal caso il battito cadenzato delle mani degli spettatori, che accompagna l'orchestra nel maestoso finale. 

America Latina. 

Prima dell'attacco con Leon Gieco di "Solo le pido a Diòs", la cantante argentina Mercedes Sosa invoca la partecipazione del pubblico:" Todos juntos, por favor!"




Silvio Rodriguez, cantante cubano, dedica il suo concerto in Cile del 1990 alla memoria di Victor Jara. Il pubblico risponde con esultanza e cori all'omaggio fatto da Silvio allo straordinario artista cileno.


Italia

Vari esempi di partecipazione collettiva si registrano anche in Italia, come ai concerti di Francesco Guccini, ormai non più effettuati da tempo, durante i quali erano diventati un rituale collettivo gli applausi al momento del verso de "La Locomotiva" che faceva riferimento a "la fiaccola dell'anarchia".

Di tutt’altro segno, più prosaico ma altrettanto sentito dai fans, il lancio del reggiseno verso il palco mentre Vasco Rossi canta "Rewind" nei suoi live.


p.s.


Qualcuno ha ricordi di altri concerti con episodi particolari?



venerdì 29 dicembre 2023

Tempo di pioggia

 Dalla notte al mattino.

Viene alla finestra.

Con il suo freddo respiro autunnale.

E cullato nel bicchiere.

In una danza dolce.

Tra le braccia dell'aria.

Senza sapere come

La casa si vestì di grigio

come il piombo.

Il giorno spuntò.

È tempo di pioggia.

È ora di amarsi in silenzio.

Di sentire di nuovo il ticchettio dell'orologio.

È tempo di pioggia

Di vivere di bacio in bacio

tra pareti in gesso.

E lasciare i giorni correre.

Senza domani e senza ieri.

Perché non finisce

né il mio amore, né la mia amata.

Senza sapere come

la casa si vestì di grigio

come il piombo.

Il giorno spuntò.

È tempo di pioggia.

È ora di amarsi in silenzio.

Di sentire di nuovo il ticchettio dell'orologio.

È tempo di pioggia.

Avvicinati.

Vieni e siediti.





domenica 27 giugno 2021

El problema.

Il problema non è
se tu cerchi o meno nuovi problemi.
Il problema non è
essere capace di ricominciare.
Il problema non è
vivere dimostrando
a chi ti chiede
e va implorando.
Il problema non è
ripetere l' ieri
come una formula per salvarsi
Il problema non è giocare a darsi.
Il problema non è di occasione.
Il problema signore
è ancora seminare amore.
Il problema non è
chi andava e veniva o viceversa.
Il problema non è
dei figli che hanno padri.
Il problema non è
chi conta e riconta
e in tasca fa la 
somma di ciò che rimane.
Il problema non è della moda mondiale
né che ci sia una così cattiva memoria.
Il problema non è
nella gloria
Né nella mancanza di perseveranza e sudore.
Il problema signore
sta nel seminare ancora  amore.
Il problema non è
cadere a pezzi negli abissi del sogno.
Perché oggi non arrivò
al futuro sanguinante di ieri.
Il problema non è
che il tempo sentenzi la sconfitta.
Quando ci sono  giovanili sogni di deviazione.
Il problema non è
colpire con l'ascia il dolore.
E far legna da ardere con tutto e con la palma.
Il problema vitale è l'anima.
Il problema è la resurrezione.
Il problema signore
sarà sempre
seminare amore.



domenica 30 maggio 2021

Existen








Meno male che esistono

quelli che non hanno nulla da perdere,

nemmeno la morte.


Meno male che esistono

quelli che non calcolano quale parola lanciare,

nemmeno l'ultima.


Si avvicinano alla notte e al giorno

e sudano se fa caldo

e se fa freddo si muovono.


Non si aspettano di gettare ombra o radici

vivono bene

sparando contro le cicatrici.


Ascoltano, si proiettano e piangono

sotto le loro orme, con tanta fatica.


Muoiono senza dire di quale morte

sapendo che anche nella gloria

si è morti.


Per fortuna esistono,

meno male che esistono,

Per fortuna esistono per essere noi.


Meno male che esistono

quelli che non hanno niente da perdere,

nemmeno la storia.




Meno male che esistono

quelli che non smettono 

di cercare se stessi

e nemmeno nella morte

di sembrare così.




La hora

Musica : Daniel Viglietti

Testo : Juana de Ibarbourou


Juana de Ibarbourou (poetessa uruguayana)





Prendimi ora che è ancora il tempo

e che porto nuove dalie nella mano.

 

Prendimi ora che ancora son scuri

questi miei capelli taciturni.

 

Ora che ho la carne profumata

e occhi limpidi e pelle rosea.

 

Ora che la mia pianta leggera sta indossando

il sandalo vivace della primavera.

 

Ora quella risata risuona sulle mie labbra

come una campana agitata velocemente.

 

Dopo ... ah, lo so

che non ne avrò più niente!

 

Che poi il tuo desiderio sarà inutile,

come offerta posta su un mausoleo. 


Prendimi ora che è ancora il tempo

e che la mia mano è ricca di nardo!

 

Oggi, non dopo. Prima che cali la notte

e la corolla fresca si appassisca.

 

Oggi, e non domani. Oh amato!Non vedi

che sul rampicante crescerà un cipresso?

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Canta Isabel Parra.




giovedì 31 dicembre 2020

Rio Manzanares

 


Il fiume venezuelano Manzanares ha la sua sorgente nella Serranía del Turimiquire, a 2.200 m di altitudine, e dopo aver percorso 80 km finisce nel Golfo di Cariaco. Attraversa le città di Cumaná e Cumanacoa; tali città incidono negativamente sulla qualità e quantità dell'acqua, a causa della presenza di industrie, centri urbani legali e illegali, aree agricole e aree di estrazione della sabbia, mettendo in pericolo sia la flora che la fauna. 



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Per tutta la mattina del 5 febbraio 1967 Violeta Parra  ascolta questa canzone:


"Río Manzanares lasciami passare

Ché mia madre malata

Mi ha mandato a chiamare

Mia madre è l’unica stella che illumina il mio avvenire

E se sta per morire

Che io vada in cielo con lei."



All'inizio del pomeriggio Violeta non ce la fa più e decide di lasciare una vita  per lei da sempre molto dura e piena di impegno, passione, solitudine, delusione.



I figli Isabel e Angel  interpretano il brano del venezuelano Jose A. Lopez in modo magistrale e con una intensità che lascia senza fiato.


 




La tradizione musicale venezuelana è passata nel tempo in Trinidad e Tobago contribuendo allo sviluppo del genere popolare di Trinidad : il  Parang.




Río Manzanares,
déjame pasar,
que mi madre enferma
me mandó llamar.

Mi madre es la única estrella
que alumbra mi porvenir,
y si se llega a morir,
al cielo me voy con ella (Bis)

Ay, Cumaná, quién te viera
y por tus calles pasara
y a San Francisco fuera
a misa de madrugada. (Bis)

Si el Manzanares
me diera su licencia y libertad,
en sus aguas me bañara
cuando la calor me da. (Bis)

Manzanares, Manzanares,
con tus corrientes de arena,
alíviame los pesares,
llévate pronto mis penas. (Bis)

Qué refrán tan verdadero
que tienen los cumaneses:
Lo que se pierde en el agua,
en el asiento aparece. (Bis)